La  Storia 

 

Castelbuono è adagiata in una valle nelle pendici del "Colle Milocca", ed inserita nella lussureggiante scenografia del "Bosco" di querce, castagno, ciliegio, frassino, e dei balzanti rilievi di Pollina, San Mauro, Geraci, Gibilmanna, Isnello.

Inserito in questa bellezza naturale si distingue, fra l'amenità delle piante, il tipico albero del  Frassino (vedi foto) da cui, per le incisioni sulla corteccia del tronco, fuoriesce un liquido dolciastro che coagulandosi col calore dei sole diventa "Manna", prodotto ricercato per le svariate proprietà disintossicanti che possiede
Nella foschia della preistoria gli uomini del "neolitico" stanziarono nel territorio che poi sarà di Castelbuono, com'è testimoniato dagli esemplari di armi rinvenute: asce, raschiatoi, punte di frecce coltelli, sia di "agata" che di "ossidiana".
Alla realtà dell'uomo antico segue la tradizione del mitico pastore Dafni, nato nel boschetto di piante di "Lauro" irrorato dalle fresche acque sorgive delle "Madonie", il Ninpharum Locus: Dafni deriva da Lauro.
Reperti greco-romano-cristiani sono stati rinvenuti in varie località dell'agro castelbuonese, e ordinati nel Museo Civico.
Della dominazione "bizantina" in Sicilia è documentato Ypsigro, casale ubicato in "zona fresca e di media altitudine", stando alla etimologia.
Delle dominazioni araba, normanna, sveva, angioina   sopravvivono ruderi significativi: il "Castello" del "Kadì" in contrada "San Guglielmo"; l'Abazia di Sant'Anastasia; il "Priorato" della "Misericordia" ed il monastero dei "Santi Cosma e Damiano", anch'essi "extra moenia"; le chiese di "Santa Venera" e di "San Nicola" entro l'abitato.  La storia documentata di Castelbuono incomincia nel periodo aragonese, primi decenni del sec.  XIV, quando, in continuità di tempo e di luogo, il paese subentra al casale Ypsigro, per volontà del
Conte Francesco I Ventimiglia, (vedi foto) al quale si deve la costruzione del Castello (vedi foto).  Si trova, così, integrato nella Contea, e poi nel Marchesato e Principato sempre dominato dai Signori Ventimiglia.  Ma nel sec.  XVI gli viene riconosciuto il titolo di "Capitale dello Stato dei Ventimiglia", formato da oltre "venti terre" e molti "feudi".
I Ventimiglia, provenienti dalla Contea Ventimiglia Ligure nel sec.  XIII, primeggiarono nella storia di Sicilia, ricoprendo cariche di rilievo: Ministri Plenipotenziari, Vicerè, Presidenti del Regno, Ammiragli, Governatori; furono "familiari" di Sovrani e mecenati di poeti e scienziati quali Torquato Tasso e Francesco Maurolico.
Nel 1595, da Re Filippo II di Spagna, Castelbuono viene elevata a Principato; nel 1632 ottiene il privilegio di potersi fregiare del titolo di Città.
Diviene centro di cultura umanistica, che si tramanda per secoli, tramite le Accademie Letterarie, nel Teatro, nella Poesia, nella Scienza, nella Religione, nelle quali branche emergono uomini della levatura di Vincenzo Errante sec.  XVI, Baldassare Abruzzo sec.  XVII, Leonardo Piraino sec.  XVIII, Francesco Minà Palumbo, Padre Gaetano Tumminello, Francesco Guerrieri Failla e Nicasio Mogavero nel sec.  XIX.  Fu sede di Ordini Religiosi: Minori Conventuali, Domenicani, Agostiniani, Minori Osservanti, Benedettini, Cappuccini, l'unico ordine che ritornò dopo la soppressione del 1866 e tuttora svolge intensa attività.  Prosperano anche due Ordini femminili, le "figlie della Croce" e il "Collegio di Maria".
Castelbuono è presente nella storia del Risorgimento e dell'Unità d'Italia, dopo essersi ribellata più volte al sorpruso baronale.  Ai "Mille" si aggregano giovani castelbuonesi; il 14 aprile 1860 viene issato il "Tricolore" sul Campanile di Sant'Anonio Abate, ed il 12 maggio 1860 sul Campanile di Sant'Antonino Martire. Aderisce alla rivolta sociale dei "Fasci Siciliani" del 1893.  Gli avvenimenti del sec.  XX registrano ovunque l'intervento di Castelbuono, che si onora di avere, particolarmente, dato eroi per la difesa della Patria e uomini politici insigni nel Parlamento nazionale e siciliano.
  

(Testi storici di Antonio Mogavero Fina