Nicasio Mogavero

  Garibaldi 

   La luna tramontò; notte diffonde

Buio a nubilo ciel, ma il mare è queto;

Cento guerrieri in più galèe sull’onde,

Zefiro spira, varcano in segreto.

Stretti in flottiglia, alle Sicane sponde

Aspirano approdar senza divieto.

Sforzano i remi, all’àncora di piglio

Dànno, e vuota ciascuno il suo naviglio.

 

  Frombole e lame ad armacollo, al petto

La Croce, e stella portano ai cimieri.

Ferro la sopravveste, il corsaletto,

I calzari, l’usbergo, gli schinieri.

Montan d’un salto, del comando al detto,

In sella d’agilissimi destrieri.

E risonanti van come tempesta.

A dense torme colle lance in resta.

 

   Ventenne il capitano, il genio brilla

Nella sua fronte delle fulve chiome,

Rampollo dei signori d’Altavilla

Bello, robusto, ed ha Ruggiero il nome :

In quintane e tornei di villa in villa

Vagò fra trovator’ ; ma fu siccome

Prigione in mezzo a cortesia fiorita,

Di venturi ero elesse indocil vita.

 

   Vola in Calabria in braccio del fratello,

Che combatteva il Bizantin guerriero.

Stupendo in armi, ma talor macello

Fe’ di greggi, e predò da masnadiero.

Freme inquieto, ancor non trova quello

Che cercava, e ben mertalo, un impero.

Inesorato ! e al fòlgore del brando

S’inchina a Dio l’intrepido Normando.

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POETI