Cenni storici

La coltivazione del frassino da manna risale presumibilmente alla dominazione araba (IX-XI sec. d.C.). 
Il più antico documento in cui è menzionata la manna siciliana é un diploma del Vescovo di Messina del 1080. 
Le proprietà terapeutiche della manna erano ben note ai maestri della scuola salernitana e nel 1500 l’uso era tale che fu istituito un apposito dazio doganale per incrementare le entrate del Regno. 
Alla fine del 1600 il frassino da manna si diffuse nelle regioni centro meridionali ed insulari italiane e nel corso del secolo seguente si incrementò ulteriormente in Calabria e Sicilia.
Nel 1800 la Sicilia era la maggiore produttrice di manna, con notevoli estensioni investite a frassino nelle province di Palermo e Trapani ed, in misura più limitata, nell’agrigentino e nel messinese.
Il frassineto ha sempre assunto un ruolo rilevante nei territori collinari e montani del massiccio montuoso delle Madonie dove, secondo i dati del Verzera, nel 1925 erano coltivati 4430 ettari in coltura specializzata. In tali zone, contrariamente a quanto è avvenuto nelle altre località, la produzione si è mantenuta stabile fino agli anni ‘50. Successivamente la crisi innescata dall’immissione sul mercato della mannite ottenuta dai sottoprodotti degli zuccherifici, ha determinato anche in questa zona una drastica contrazione della coltura. Nel mondo attualmente, la coltivazione del frassino per la produzione della manna è limitata all'areale dei Comuni Castelbuono e Pollina in provincia di Palermo. Qui esiste l’ultima generazione di frassinicoltori, che ancora coltiva circa 200 Ha, mantenendo in vita il prezioso patrimonio colturale e culturale legato al mondo dell’antico mestiere dello “Ntaccaluòru”.
Aspetti botanici

La manna di frassino si ottiene dalla coltivazione di due specie appartenenti al genere Fraxinus della famiglia delle Oleacee: F. ornus, detto comunemente “Orniello” o “Amolleo” e F. angustifolia detto “Ossifillo”.
Il Fraxinus ornus è un albero, spesso ridotto a cespuglio, che può raggiungere al massimo i 10 metri d’altezza, con foglie opposte, imparipennate, composte da 7 foglioline (5-9) lanceolate o ellittiche larghe. La fioritura avviene nel periodo aprile–maggio ed i fiori sono piccoli, bianchi, riuniti in pannocchie.
Il frutto è una samara di 2-3 centimetri di lunghezza.Le principali cultivar dell’orniello sono: “Carabillò”, “Cicero”, “Minà”.
Il Fraxinus angustifolia è un albero che può superare i 20 metri d’altezza, con foglie imparipennate, costituite da 5-13 foglioline strettamente lanceolate e dentellate; fiorisce a fine inverno.
Il frutto è una samara di 2-4,5 cm. Le principali cultivars dell’Ossifillo sono: Inziriddu, Macigna, Baciciu, Russu (varietà in declino per la bassa resa) e Verdello. Quest’ultima è la varietà più diffusa su tutto il territorio di Castelbuono e Pollina per le sue ottime caratteristiche di produttività, precocità e di qualità del prodotto.

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Tecnica colturale

Il frassino da manna si propaga per seme o per polloni. La moltiplicazione per seme è preferibile perché si ottengono piante più rustiche e con buone capacità pollonifere.
Il seme va prelevato nei mesi di settembre-ottobre da soggetti che forniscono un prodotto abbondante e di qualità.
Secondo la tradizione, le cure colturali nei primi anni dall’impianto si limitano ad una leggera zappettatura e scerbatura; a partire dal 3°-4° anno non appena le piantine hanno raggiunto 2-3 centimetri di diametro si procede all’innesto.
Le modalità d’innesto utilizzate sono:
- a scudetto (volgarmente detto “a pezza” o “a taccuni”) per gli innesti realizzati alla fine del periodo primaverile;
- a spacco (“a sciacca”) per la realizzazione degli innesti invernali;
- a corona (“a pinna” o “a brocca”) per gli innesti effettuati in prossimità della ripresa vegetativa.
Negli anni seguenti si praticano le operazioni di potatura, finalizzate all’ottenimento di un tronco privo di rami laterali e leggermente inclinato, per consentire la formazione dei pregiati cannoli di manna.
Il frassineto è governato a ceduo, mediante l’effettuazione di un taglio a raso che permette l’emissione di nuovi polloni dalla ceppaia. Questi, opportunamente diradati, innestati ed allevati, rientrano in produzione dopo 3-5 anni e permangono nel periodo produttivo per 11-25 anni. Lo sfruttamento complessivo della ceppaia dura 80-100 anni.
Le annuali pratiche colturali del frassineto sono: una leggera erpicatura in febbraio; una fresatura in aprile–maggio; la potatura verde all’inizio dell’estate e la potatura secca in autunno.
La potatura secca ha lo scopo di esaltare il vigore vegetativo della pianta per evitare che questa vada in fruttificazione. La presenza delle samare, infatti, induce la pianta ad indirizzare maggiormente la linfa elaborata verso il seme a scapito quella diretta agli organi di riserva, riducendo, di conseguenza, la formazione della manna.
Non si effettua alcuna concimazione minerale; solo pochi frassinicoltori ricorrono al sovescio (“favata”); pratica colturale che apportando un buon quantitativo d’azoto, favorisce lo sviluppo vegetativo della pianta.
Nella prima decade di luglio si pratica la spollonatura e la nettatura del tronco dai ramoscelli appena formati. Contemporaneamente si esegue la scalzatura (“squasatura”), operazione consistente nell’asportare la terra attorno al tronco fino a mettere a nudo la parte superiore delle radici più grosse per un raggio di 40 cm.
Con l’esecuzione della scalzatura, si controlla se il terreno è sufficientemente asciutto; si predispone la superficie dove saranno posti i cladodi di ficodindia per la raccolta della manna ed infine si agevola l’entrata della pianta in una condizione di stress idrico indispensabile ai fini della produzione.
Di norma si pratica la prima incisione nella seconda-terza decade di luglio e, se l’andamento meteorologico è favorevole, la stagione produttiva si protrae fino alla seconda decade di settembre.
Il momento idoneo per la prima incisione è individuato dal frassinicoltore esperto mediante l’esame di segni che evidenziano la maturità della pianta:
- terreno completamente asciutto e che si stacca dalle radici;
- foglie che virano dal verde intenso ad un verde tendente al giallo allargandosi e disponendosi in modo caratteristico.
Inoltre, il frassinicoltore, per verificare l’effettivo stato di stress dell’albero, saggia con la mano la consistenza del fogliame costatandone il grado d’appassimento.
Quando la pianta è giudicata pronta, si pratica la prima incisione, operazione da eseguire con estrema perizia per non rischiare di compromettere la produttività della pianta.
L’incisione interessa un quarto circa della circonferenza del tronco e si approfondisce per tutta la corteccia fino all’alburno.
Per tale operazione si usa un particolare coltello chiamato “mannaruolu”; la pianta è incisa trasversalmente alla base del tronco a partire da 5-10 cm dal suolo e ogni mattina si esegue una nuova ed identica incisione ad una distanza di circa 2 cm dalla precedente.
Dalle incisioni fuoriesce la linfa elaborata, chiamata volgarmente “lagrima”, di colore ceruleo e sapore amaro che, solidificando rapidamente al contatto con l’aria diviene dolciastra.
La parte di liquido che non solidifica lungo il tronco cola fino a terra raccogliendosi nei cladodi di ficodindia appositamente predisposti.

La manna è classificata in base alle modalità di raccolta:
- manna “cannolo”, la più pregiata, simile ad una stalattite, si forma dal gocciolamento della linfa lungo la corteccia dell’albero. I cannoli si raccolgono staccandoli con un attrezzo chiamato “archetto";
- manna “rottame”, costituita dalla linfa che scorre lungo la corteccia del frassino; si stacca con la “rasula" e si raccoglie nella “scatula”.
- manna “in sorte” formata dalla linfa che si accumula nei cladodi di ficodindia posti alla base del tronco.
La manna, una volta raccolta, è posta ad asciugare sugli “stinnituri” per le prime ventiquattrore all’ombra e successivamente in pieno sole per circa una settimana. Non appena il prodotto raggiunge il giusto tenore d’umidità (9% circa) è riposto in scatole conservate in ambiente asciutto.
Poiché la categoria più pregiata è la “manna cannolo” è stato messo a punto un nuovo sistema di raccolta, al fine di aumentarne la quantità ottenibile. Tale sistema prevede l’uso di fili di nylon legati ad una piccola lamina d’acciaio posta subito sotto l’incisione. La linfa scorre lungo i fili e solidifica formando cannoli di lunghezza considerevole, che alla raccolta si separano con facilità dalla fibra sintetica.
I cannoli prodotti si possono raccogliere anche ogni due giorni contrariamente al metodo tradizionale che prevede la raccolta settimanale.

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Impieghi farmacologici di differenti parti della pianta di frassino da manna

 

Droghe
Preparazione
Effetto
Manna estratto fluido, infuso, tintura polvere, Decotto, Lassativo, purgativo, espettorante, colagogo
Foglie Decotto, infuso, sciroppo, tintura Antireumatico, antigottoso, diuretico, purgativo
Frutti e semi Infuso, polvere Antireumatico, antigottoso, diuretico
Corteccia del fusto Decotto, polvere Febbrifugo
Corteccia della radice Decotto Purgativo

Fonte: Lentini F., Mazzola P., Not R. (1983)

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Alcune ricette a base di manna
Rinfrescante per bambini
Manna g 10
Acqua un bicchiere
Menta foglie g 1

Preparare l’infuso di menta, aggiungere la manna e filtrare.

Purgante
Manna g 60
Latte g 150

Sciogliere la manna nel latte caldo e filtrare.

Lozione al pomodoro
Pomodori n° 2
Manna g 20
Acqua q.b.

Unire il succo dei pomodori ad una pari quantità d’acqua in cui è stata sciolta la manna. La lozione serve ad eliminare le macchie lasciate dall’abbronzatura.

Maschera alla crusca
Manna g 10
Crusca di frumento n° 2 cucchiai
Acqua ½ bicchiere

Sciogliere la manna nell’acqua calda, filtrare, ed unire la crusca.
Lasciare macerare per 10 minuti e stendere il composto sul viso per 15 minuti.
La maschera elimina le impurità e le infiammazioni cutanee.

Maschera allo yogurt
Manna g 10
Yogurt n° 3 cucchiai
Amido n° 2 cucchiai
Acqua ½ bicchiere

Sciogliere la manna nell’acqua calda, filtrare ed unire lo yogurt e l’amido. Stendere il composto sul viso e sul collo lasciando agire per 15 minuti.
La maschera svolge un’azione sbiancante e dona luminosità alla pelle opaca.

Pane dolce
Farina g 500
Manna g 100
Acqua n° 1 bicchiere
Olio d’oliva n ° 5 cucchiai
Latte q.b.
Lievito q.b.

Sciogliere la manna ed il lievito nell’acqua tiepida, aggiungere alla farina ed impastare unendo l’olio e il latte.
Lasciare lievitare il composto e formare dei panini. Mettere in forno a 220° C.
L’impasto si può arricchire con l’aggiunta di 100 g di mandorle, noci o sesamo.

Lassativo
Manna g 40
Acqua un bicchiere
Miele g 30

Sciogliere la manna nell’acqua riscaldata, filtrare ed aggiungere il miele (per i bambini, la dose di manna da utilizzare è di 15 g).

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